Lea Pericoli è stata il volto più bello e vincente del tennis femminile italiano sui campi di tutto il mondo, ha contribuito in modo decisivo alla popolarità e diffusione dello sport nel nostro paese. Il suo nome e la sua immagine rimangono ancora oggi uno dei simboli più riconoscibili dello sport femminile. Nata il 22 marzo del 1935, Lea Pericoli compie 80 anni: la biondissima Lea, detta anche “Leuccia” come la chiamava Indro Montanelli, che fu il primo a intuirne le qualità giornalistiche oltre quelle dimostrate sui campi da tennis.
La Pericoli è la più titolata delle giocatrici italiane per quanto riguarda i campionati assoluti, vinti per ben 27 volte: 10 in singolo, 11 in doppio e 6 in misto. Tre volte negli ottavi a Wimbledon, quattro al Roland Garros e tanti ottimi risultati in doppio, dalle semifinali a Parigi e Londra fino alle cinque finali al Foro Italico insieme all’amica Silvana Lazzarino: il mancato titolo a Roma, forse, è il suo più grande rimpianto. In più di un’occasione è arrivata a un passo dal farcela.
Soprannominata “La Divina” dal giornalista Giorgio Bellami e da Fausto Gardini, che la iscrissero a sua insaputa alle selezioni di Miss Italia, l’incantevole Lea vinse il titolo di Miss Cinema Cortina D’Ampezzo e fu invitata a partecipare alle finali di Miss Italia, alle quali, però, decise di non partecipare. Nel 1972 vinse poi il titolo di “Lady Milano”.
Nota per le sue mise stravaganti, come il pigiama di pizzo, le piume di struzzo, il gonnellino di visone, la sottanina di diamanti o il gigantesco nodo di Chanel, Lea ha indossato ogni abito con grazia innata ed eleganza. I suoi vestiti, disegnati da Ted Tinling, si trovano oggi al Victoria Albert Museum di Londra, mentre al Museo di Wimbledon sono conservate le immagini delle celebri coulotte di pizzo, opera dello stilista inglese, per le quali i cronisti dell’epoca scrissero: “Lea’s kick is chich!” (Il tiro di Lea è chich!)”.«La mia è una fantastica avventura su questa terra». Nessuna frase potrebbe rappresentare meglio Lea Pericoli, signora del tennis italiano.
Lea, che oggi ha dei capelli bianchi portati con grande fierezza, ha i cassetti pieni di cose da raccontare.
Insieme al tennis, l’Africa è il vero grande amore della sua vita?
«In Etiopia mio padre mi fece un meraviglioso regalo: un campo da tennis in un magnifico bosco. E’ lì che ho cominciato a giocare. Ero piccola e gracile: Addis Abeba è a 2400 metri e svenivo per la fatica. Oltre al tennis, ho amato l’equitazione che è stata la mia grande passione da bambina. Oggi pratico il golf».
Una carriera tennistica piena di grandi soddisfazioni: ritiene che avrebbe potuto vincere di più?
«Con estrema sincerità non ho rimpianti, è una dote di saggezza. Ho battuto tre grandissime campionesse che hanno trionfato a Wimbledon: Ann Haydon, Virginia Wade e Billie Jean King. Dovevo lavorare perché avevamo perso tutto in Africa, il tennis era un lusso. Sveglia alle 6.30, di corsa in Vespa all’Ambrosiano di Milano, poi alle 8.30 alla mia scrivania in Via Verri dove ero segretaria in una ditta di import export. Alle 12.30 di nuovo a giocare un paio d’ore per poi tornare in ufficio».
Come è cambiato il tennis da quando lei giocava e vinceva?
«Non si possono fare paragoni tra il tennis di ieri e quello di oggi. Un tempo il tennis era un gioco romantico, riservato a dilettanti che non potevano toccare denaro; oggi è uno sport ricchissimo praticato da professionisti. Ma se mi chiedessero in che epoca vorrei rinascere direi quella attuale. Ricordo il primo torneo open che ho vinto: 400mila lire, niente rispetto a oggi. Eravamo dei sognatori che giravano e si divertivano, non avevamo uno staff. Io ero carina e mi facevo invitare a cena, sennò per risparmiare mangiavo da Pizza Pino».
Come sono secondo cambiate, secondo Lea Pericoli, le tenniste?
«Le tenniste oggi hanno raggiunto la parità con gli uomini. I premi sono identici, anche se tra le signore esiste un dislivello enorme tra le primissime e il folto gruppo di comprimarie. Gli uomini lottano dal primo turno, mentre tra le donne nei primi scontri difficilmente si registrano grandi sorprese ».
C’ è una tennista al giorno d’oggi in cui Lea Pericoli si rivede?
«Più che rivedermi, Flavia Pennetta è la figlia che avrei voluto avere e non ho mai avuto. La adoro: è tenera, gentile, tutte le volte che viene a Milano mi telefona».
Con la sua consueta sintesi ci descrive il tennis di oggi?
«Lo trovo molto muscolare e monotono. Amo Roger Federer, è la perfezione. La magia del suo tocco ti fa sognare».
Classe ed eleganza la accompagnano da sempre: c’è uno stilista che ama di più?
«Amo lo stile di Giorgio Armani, ma ho una visione molto personale della moda. Per quanto mi riguarda, essere alla moda non significa essere elegante».
Qual è la tennista più fashion?
«Sicuramente Maria Sharapova».
Nella dolce vita degli anni 60, applicata al tennis, era presente anche l’immenso Nicola Pietrangeli….
«Un grande talento con poca volontà. Lui sostiene che avrebbe vinto di più, ma si sarebbe divertito meno. Nicola è un pezzo della mia vita, nella mia casa di Milano ha la sua stanza».
Ci può raccontare la storia delle mutandine di pizzo a Wimbledon.
«Ted Tinling, ex tennista e creatore di moda, mi chiese di indossare i suoi abiti. Giocai con culotte e sottoveste rosa quando ancora si usavano gonne lunghe sino alle ginocchia. Affrontavo la spagnola Pepa de Riba sul campo n.4, mi girai e mi ritrovai i fotografi sotto il sedere. Persi e uscii piangendo. Il giorno dopo ero su tutti i giornali, mio padre si infuriò e mi vietò di giocare ancora».
Lei è una vera eroina e non solo per il tennis, perché ha vinto la sua battaglia più dura contro il tumore….
«Quando me lo hanno diagnosticato nel 1973 sono quasi svenuta dalla paura. Raccontarlo è stata una liberazione: dopo 6 mesi ho vinto gli assoluti. Mi chiamò Umberto Veronesi per chiedermi di dedicarmi alla lotta contro il cancro. Ho subito un altro intervento 2 anni fa».
Cosa significa per lei essere testimonial, dal 1973, della ricerca sul cancro?
«Un’occasione quotidiana per far capire alla gente che il male può essere sconfitto se affrontato e combattuto nei tempi giusti. Poi con la Fondazione “Il tennis per vita”, insieme con Nicola Pietrangeli e Antonio Ricci, diamo una mano ai bambini oncologici: lì c’è veramente bisogno di tanto amore».
Ma alle donne consiglia di fare sport?
«Le dico la verità: lo sport agonistico fa male alle donne, le ammazza. Ma si può pur sempre ritrovare un briciolo di femminilità, magari con delle mutandine di pizzo: io le mettevo sotto il gonnellino. Per farmi notare, è la verità. Tanto un “dritto” o un “rovescio” mi venivano bene o male anche con dei brutti mutandoni»
E’ già pronta per la festa che i suoi tanti amici le hanno preparato per festeggiare il raggiungimento di questo traguardo?
«Non voglio fiori, non voglio regali. Chiedo a quelli che vengono di mettere una busta anonima con dentro quello che vogliono – anche 5 euro, anche un euro – per i bambini malati di cancro». Insomma, una vera lady, come ne restano poche.
Da giovane amazzone “spericolata” nelle sconfinate distese dell’Africa orientale a lottatrice mai doma dentro e fuori dal campo, gli 80 anni della Pericoli sono stati caratterizzati dall’intensità, la curiosità, la passione e l’eleganza con cui Lea ha saputo costruire la propria vita, di cui “ho apprezzato ogni minuto”. E, dopo i primi 80 anni, l’avventura continua…Buon compleanno incantevole Fatina Lea..!!!
Saverio Albanese